Scheda n. 6881

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Sotto tracie catene

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

1 partitura (8 c.) ; 215x285 mm

Note

Ms di 8 c. con copertina. C. 1r, frontespizio;1v, vuota; 8v, recante sola segnatura (Ed 131) e num. d’inventario (7340). Nel front., al centro il titolo «Anonimo / Aria per Soprano / Sotto Tracie catene / con basso continuo»; in alto a sinistra antica segnatura (Ed 131), num. d’inventario (7340) e num. romano «IX». A c. 2r, in alto a sinistra indicazione di antica segnatura (Pc 35) e num. d’inventario (7340). Nella copertina, al centro titolo come nel front. (la denominazione «Aria» è cancellata e corretta con «Cantata»); in alto a sinistra etichette con antiche segnature (Ed 131; Pc 35) corredate di stesso num. d’inventario (7340). Il testo è il lamento di Oronta vergine di Cipro che, imprigionata dopo la conquista di Cipro da parte del turco Mustafà, viene mandata in nave a Costantinopoli con altri prigionieri, ma dà fuoco all’artiglieria per non sottomettersi ai turchi. Cfr. Girolamo Preti, Oronta di Cipro, in Poesie [...], Roma, Guglielmo Facciotti, 1625, pp. 159-179 e Compendi historici del sig. conte Alfonso Loschi cavalier vicentino […], Bologna 1669, p. 206

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Sotto tracie catene
%C-1@c 4-8B8B''4E8Ex8D/6Ex6D4E8E+
2.1: (aria, 6/4)
S, Già percosse gemevano l'onde
%C-1@6/4 4-'4B4G''x4C'4A4G/x4F4B4Ax4G4E4-/
3.1: (recitativo, c)
S, Ma che può la fortuna
%C-1@c 8-''6E6Dx8C6D6E'8.A6A
4.1: (aria, 12/8)
S, Mi fulmini il cielo
%C-1@12/8 8-8-''8D8E8D8C8D8C'8
5.1: (recitativo, c)
S, Barbaro vincitore
%C-1@c ''x8Fx6F6D8Ex8F8D6C'6B4B
6.1: (aria, c)
S, Speri l'alma che non ha
%C-1@c 4-''8D8C'8B''8E8D8C/'8B8A
7.1: (recitativo, c)
S, Perfido Mustafà
%C-1@c ''2C8-8E6E6E6E6E/8C
8.1: (aria, 6/8)
S, Per l'aure svampino
%C-1@6/8 '8A8B''8C8D8E'8B/''4.C'8B4A
9.1: (recitativo-arioso, c)
S, Tu strumento di morte
%C-1@c 8-'6A6A8A6B''x6C4.D8D

Trascrizione del testo poetico

Sotto tracie catene
Gemea Cipro sconfitta
Anhelante e trafitta
Era regia di pene
La regia degli amori
Armata di furori
Già baccante la morte
Et era un bel perire invidia e sorte.

Tra le prede più rare
Ch’entro sovrano abete
Giungesse i pregi al oste, e l’onde al mare
Parea render più liete
Le calme Oronta e lo spomoso argento
Mormorava piangendo al suo tormento.

Già percosse gemevano l’onde
Già le lune sparivano alate
E rendevano il cielo e le sponde
Eco flebile di pietate.

Ma che può la fortuna
Contr’un alma reale
Invan freme, e s’imbruna
Contr’alma forte ogni sua forza è frale
Tace Oronta e riserba
Entr’il comun periglio
Nel più cupo del cor la doglia acerba;
Alfin prende consiglio
Di morir qual ei nacque.

Prigioniera real tra ’l foco e l’acque
Dovrò dunque dic’ella
fra gl’amplessi e li scherni
Di barbaro regnante
Viver negletta ancella
Al nemico del ciel volger le piante.

Mi fulmini il cielo
M’ingoino i flutti
Congiurino tutti
I raggi di Delo
A farmi perire
Chi non ha libertà corra a morire.

A che pro su Regie chiome
Ricordar benda che fu,
E serbarne il vagho nome
Ma perire in servitù
A che pro su vagho aprile
Por le rose a Stige in seno
Per lasciar, derisa, e vile
In un subito baleno
Con l’honor la libertà.

Chi libera non è viver non sa
Viver non sa chi libera non è.

Barbaro vincitore
Ne le stesse vittorie empio et infame
Ch’al virginal mio fiore
Volgi le sozze brame
Sappi che m’è custode
Quel ciel che tanto offendi
Odi superbo intendi
So morir so slegarmi
L’honore il ciel mi porgeranno l’armi.

Speri l’alma che non ha
Entro il mondo posto il pie’
Che su l’ali de la fe’
Al suo ben rapida va.
Mira ciò che far puote
Donzella prigioniera
Mira in lucide ruote
Come vulcan sa ritentar la sfera.

Perfido Mustafà
Così dunque presumi
Sfidar l’ira de numi
Non temo no non temo ira rebelle
Vadan le lune a ritrovar le stelle.

Per l’aure svampino
Le fiamme labili
Con lingue instabili
Le morti stampino
In grembo al ciel
Habbia un insano ardor tomba di gel.

Tu strumento di morte a me di vita
Gravido di faville
Mongibello funesto
Tu le strade m’addita
Da sottrarmi agl’impacci
Libera vuò morir non ho più lacci.

E tu facella eletta
A farmi luminoso il giorno estremo
Dimmi omai che s’aspetta
Temo forse anco temo
Sovra piume di foco alzarmi al polo.
Cipro patria catene io fuggo io volo.

Tal visse e tal morio l’invitta Oronta
E vendicata e sciolta
Pria che morta e sepolta
Ma non morì perché rinacque a Dio.

Hor mortali aprendete
Ch’ha per campione il cielo
Chi pel cielo combatte
Preme un casto voler la via del latte.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PESc - Pesaro - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "G. Rossini"
fondo Rari
collocazione Ms.b.3

Scheda a cura di Gabriele Moroni
Ultima modifica: